Friday 20 January 2012


La vita, una partita di calcio


Riflessioni tra Hellas, Arsenal e il mondo intorno



La Curva Sud
Dannazione Jack! L’hai fatto un’altra volta! Patito di Hellas che sei altro! Come se i tuoi pensieri non fossero già troppi e la nostalgia una tentazione facile. Pensavi alla “ragazza perduta” (cito Nick Hornby e non a caso) e… e ti è venuto in mente Remondina. O meglio, il suo Hellas, perché messa così sembrerebbe che la ragazza in questione assomigli allo sgraziato e (fin troppo) onesto allenatore di Rovato. Fosse così sgraziata non sarebbe male averla perduta, vero Jack? Ergo non ci penseresti più di tanto, ti pare? E quanto a onestà… be’ lasciamo perdere. E poi chi mai soffre per le donne oneste? Il fatto è che se ti dico Erica tu mi rispondi Hellas 2009-10. Se pensi a Mandorlini i flash della memoria ti riportano al momento del suo arrivo, il 9 novembre di due anni fa, quando te e l’Hellas eravate impantanati nelle sabbie mobili di un drammatico sprofondare; ma ancora ignari dell’euforia insperata che avreste vissuto solo qualche mese più tardi. 20 giugno 2011: Halfredsson e compagni nel catino infernale di Salerno, mutato subitaneamente in dorato giardino dell’Eden al triplice fischio di Di Paolo. Te con Silvia, l’alba di una nuova speranza. E ricordi quando mi raccontavi di Michele Cossato e Martina? 24 giugno 2001, il tuo stato d’animo messo in subbuglio da troppe contraddizioni. La gioia per la salvezza di Reggio Calabria e per l’”eroe” Supermike, ma anche la tristezza, la rabbia e la frustrazione per la tua prima storia andata definitivamente a puttane proprio quel giorno. Martina che ti pianta in asso e te, unico in Bra, a non riuscire a gioire fino in fondo, in mezzo a un mare di gente gialloblù in giubilo e agli amici di sempre.
Nick Hornby

Dannazione Jack. Dannati i tuoi pensieri. Me lo dici sempre, provocatorio come ami essere: “Tifo Hellas, sono di sinistra e romantico di natura. Ma nascere juventino, ladro, capitalista e cinico trombatore no?”. E’ solo uno dei tanti paradossi con cui ti piace condire i tuoi discorsi. La verità è che sei orgoglioso di tutto ciò. Anche se la tua squadra negli ultimi vent’anni è stata in A per un solo lustro, e gli ultimi quattro se li è fatti in C. Anche se le elezioni le perdi quasi sempre e nelle poche che vinci scopri che i “tuoi” si comportano come gli altri, quelli che ti stanno sul cazzo. Anche se delle tue trombate di una sera non te ne è mai fregato niente, mentre ti frega troppo di quelle due-tre che ti hanno rubato il cuore e poi l’hanno fatto a pezzi. Eppure una volta me l’hai detto tu, con quel tuo sorriso disincantato e gli occhi grandi da sognatore: “Sono storie di vita. Sono storie di calcio. E a volte è difficile scinderle del tutto”. Te come lo scrittore inglese Nick Hornby. L’ho letto sai il suo libro? La tua vita come il suo “Febbre a 90”. Lui l’Arsenal, te il Verona. Le vicende dei “Gunners” e dell’Hellas a intersecarsi coi vostri dischi, i lavori e le aspirazioni. Con le vostre donne e i vostri amori. Londra Nord come Borgo Venezia. L’infanzia e le iniziazioni adolescenziali. L’età adulta, che adulta del tutto non sarà mai. Perché il calcio è amore (per un club) ed è come l’amore (per le donne). E l’amore è l’incantesimo con cui torniamo a sentirci un po’ bambini. Scrive Hornby: “Mi innamorai del calcio come mi sarei poi innamorato delle donne: improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente”. Riflessivi mai. Illusi e delusi, felici e perduti. Ma vivi.

Francesco Barana


giornalista, già collaboratore de "L'Arena" e "Il Corriere di Verona". Hornbyano e caposseliano.

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